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Eleonora è una bambina resa tetraplegica da errori commessi in sala parto. Ma gli assicuratori rivogliono parte del risarcimento garantito alla famiglia. Qui tutti gli aggiornamenti dopo i nostri servizi a cura di Giulia Innocenzi

BAMBINA TETRAPLEGICA PER ERRORI MEDICI: GLI ASSICURATORI VOGLIONO INDIETRO PARTE DEL RISARCIMENTO

Eleonora è una bambina resa tetraplegica dagli errori commessi in sala parto. Per questo è stato concesso alla famiglia un risarcimento. Ma oggi le assicurazioni vogliono indietro parte di quei soldi perché dicono che morirà presto.

Questa terribile storia inizia con il travaglio di sua madre, che racconta: “Mi hanno messo in una stanza da sola. Mi hanno abbandonata attaccata a un palo della flebo e nessuno mi veniva a guardare”. Eleonora è posizionata male nel grembo materno. Andrebbe fatto un cesareo, tra l’altro già programmato. Ma la ginecologa che supervisiona il parto lo nega. E incomincia a fare la cosiddetta mossa di Kristeller. Cioè spinge sull’addome della mamma per fare uscire il feto, che ovviamente essendo in posizione sbagliata non può uscire. Dopo tre ore arriva la seconda ginecologa, che prende non una ma ben due ventose e mentre le colleghe spingono tira la testa della bimba. Gli errori commessi dalle dottoresse hanno provocato danni irreversibili su Eleonora, che oltre a essere ipovedente ha gravi danni all’udito e ha un’invalidità del 100%

 Dopo dieci anni di lotte in tribunale un giudice ha condannato ginecologhe, ospedale e assicurazione a pagare 5 milioni di euro di risarcimento. Ma ora gli assicuratori rivogliono parte del risarcimento perché Eleonora morirà presto: secondo una loro perizia l’aspettativa di vita della piccola è tra i 10 e i 20 anni. Sembra uno scherzo di cattivo gusto ma invece è il calvario fin troppo reale che deve vivere la famiglia di Eleonora.

 

LORENZO ORSETTI: “SONO MORTO FACENDO QUELLO CHE RITENEVO GIUSTO”

È morto sul campo di battaglia Lorenzo Orsetti, in Siria, a Baghouz, per mano dell’Isis. Il trentatreenne fiorentino prima della sua ultima partenza per il fronte ci aveva spiegato in un audio WhatsApp perché andava a combattere: “Qui il rispetto e la tolleranza sono alla base di questa rivoluzione”.

I suoi compagni che come lui si erano arruolati nelle file dell’YPG al fianco dei curdi contro l’Isis fra pochi giorni potrebbero diventare dei “sorvegliati speciali” perché considerati dalla procura di Torino dei “soggetti pericolosi”. E su questo aveva commentato: “Il loro unico crimine è stato quello di venire qua, di difendere questa rivoluzione, di saper usare un’arma. Sembra abbastanza assurdo, perché a quel punto dovremmo indagare veramente tanta tanta gente. Mi sembra profondamente ingiusto trattarli da terroristi”.

E se fosse tornato in Italia, avrebbe rischiato anche lui di finire nel mirino della procura: “Non ho problemi ad assumermi le mie responsabilità. Sono molto orgoglioso di quello che sto facendo e sono convinto di stare dalla parte giusta”.

E Lorenzo Orsetti nella sua lettera d’addio in caso in cui fosse caduto in battaglia ha scritto:

“non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà. Spero che anche voi un giorno (se non l'avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo”.

 

TONY E L’ASINO PIRIDDU: “GRAZIE A VOI IENE DAGLI INSULTI ALLA SOLIDARIETÀ”

Buone notizie per Tony, il padrone dell’asinello che nei giorni scorsi ha fatto discutere l’Italia intera. Tutto era cominciato con il video in cui si vede Tony alle prese con un asino, lo spinge, lo prende per la coda, l’animale oppone resistenza ma con forza Tony cerca di caricarlo addirittura su una 126.

Qualcuno filma tutto con un cellulare, e il video è finito sui social e ha scatenato la rabbia e l’indignazione di tantissime persone. Alcuni l’hanno persino minacciato di morte. Nina lo incontra, e ci spiega perché l’ha caricato su quella macchina: “l’unico mezzo che avevo era la 126. Ha gli zoccoletti piccolini, si consumano nell’asfalto, non tutti questi soldi per comprare un van o pagare chiunque possa fare questo trasporto”. Insomma, Tony quando l’ha caricato su quell’auto era in buona fede. E si vede che ama molto il suo asinello Piriddu: “per me è come allevare un cane. Ho tre figli, gli piaceva questo asinello e gliel’ho comprato. Il suo benessere si vede già dal colore del pelo.

In tanti l’hanno capito e dopo averlo insultato si sono scusati. Come questa ragazza che sulla nostra pagina Facebook ha scritto: “Ho commentato malamente ciò che aveva fatto questo ragazzo. Vedendolo però non mi sembra tutta sta cattiveria. Chiedo scusa”

E anche Tony ha voluto ringraziarci: “Grazie Iene, Grazie Nina per aver mostrato che io e Piriddu siamo grandi amici e ci vogliamo bene! Non gli farei mai del male. Dalle minacce di morte sono passato ai messaggi di solidarietà. Voglio dire un’ultima cosa: gli animali vanno rispettati, sempre!”

 

IL PRETE PEDOFILO È TORNATO A DIRE MESSA

Il prete pedofilo è tornato a dire messa. Vi avevamo raccontato la storia di Jurek, il ragazzo polacco che racconta i terribili abusi subiti da quel prete quando aveva solo 13 anni: “Si eccitava alla mia presenza, voleva essere baciato in bocca, mi ha messo anche le mani nelle mutande più e più volte”. Abusi che coinvolgono anche i cani del parroco: “lui mi diceva dormi con Saba che era una alano di 90 chili. I cani hanno un loro odore quindi poteva suscitare in lui l’eccitazione, sentivo che lui si masturbava”. Gli abusi continuano per anni fino a quando Jurek ne parla con un altro prete. Ma la risposta che riceve è pura follia: “alt, devi stare in silenzio perché queste cose te le fa vedere il diavolo”.

Purtroppo però, quello che Jurek racconta è tutto vero. E infatti quando Jurek incontra il suo abusatore, lui si scusa: “Per quegli errori che ho commesso ti chiedo sinceramente scusa. Tu dimentica e io dimentico”. Un’ammissione di colpevolezza che però non ha portato a niente. Infatti il prete pedofilo è stato prescritto e perdonato. Insomma la chiesa l’ha riabilitato e lui è tornato a dir messa circondato dai bambini. Possiamo solo sperare che non faccia più male a nessuno.

 

L’APPELLO DEL PAPÀ DI MARIAM: “MIA FIGLIA NON È MORTA PER CAUSE NATURALI, AIUTATEMI”

Il padre di Mariam non si arrende e chiede aiuto perché un medico legale italiano riesamini la perizia che decreta la morte per cause naturali.

Avevamo conosciuto Marian con questo video: Ciao mi chiamo Mariam, ho diciotto anni e sono italiana. Sono nata con una malformazione al cuore a Roma, mi sono sentita male di recente e sono stata all’ospedale per una settimana qui al Queen medical hospital”. In questo video denuncia Mariam racconta la sua paura di non essere curata correttamente e teme per la sua sorte: “Cosa state aspettando? Che muoia per mandarmi da uno specialista? Per favore aiutatemi, ho paura”.

Fa impressione sentire queste parole perché Mariam aveva previsto tutto. A febbraio dello scorso anno un gruppo di ragazze la accerchia e comincia a picchiarla. L’hanno scambiata per un’altra persona. Subito dopo l’aggressione Mariam si sente male e viene portata in ospedale. Ma dopo 5 giorni viene dimessa, dicono che sta bene. Non è così, e il giorno dopo Mariam viene riportata in ospedale d’urgenza.

Ma Mariam non ce la fa e muore il 14 marzo, dopo tre settimane di coma. I medici decretano la morte per cause naturali e suo padre ha lanciato questo appello: “Se Mariam non fosse stata picchiata brutalmente da sei ragazze in mezzo alla strada sarebbe morta ugualmente per cause naturali o c’è qualcosa che non va? Mi serve un aiuto dal governo italiano, da un medico legale italiano, per fare vedere tutti i documenti che abbiamo, capire cosa hanno fatto, cosa hanno sbagliato, se hanno ragione o no. Grazie”.

 

MAURIZIA PARADISO, DOPO LA VITTORIA CONTRO LA LEUCEMIA ORA ANCHE QUELLA IN TRIBUNALE

Dopo la vittoria contro la malattia, Maurizia Paradiso ha vinto anche in tribunale. Stiamo parlando della più grande icona trans degli anni ‘80 e ‘90, attrice porno, venditrice e conduttrice televisiva.

A 60 anni ha dovuto affrontare la più dura delle battaglie contro una forma acuta di leucemia. Durante quel brutto periodo al suo fianco c’è Emanuele. Un ragazzo che in amicizia si prende cura di lei. Ma poi la Paradiso fa un assegno di 40mila euro a Emanuele. Lui con quei soldi paga tutte le spese a Maurizia fino al giorno in cui lei chiede indietro i 32mila euro che restano. Ma Emanuele sparisce: non ha più quei soldi perché li ha spesi tutti. I suoi familiari, anche loro in buoni rapporti con Maurizia, si offrono di aiutarlo a coprire il debito. Emanuele scrive addirittura una lettera dove ammette tutto: “Io sottoscritto Emanuele mi impegno con la presente a restituire alla signora Maurizia Paradiso i soldi che lei mi aveva affidato fidandosi ciecamente di me. Io purtroppo ho spesi tutti i 32mila euro”. E le sorelle di Emanuele cominciano subito a restituire i soldi

Ma dopo i mille euro iniziali sono gli unici soldi che verranno restituiti a Maurizia. Nina decide di incontrare Emanuele, che cerca di convincerci che quei soldi gli spettavano per essere stato con lei 24 ore su 24 come colf.

Maurizia comincia una causa contro Emanuele. Che fa leva sull’ambiguità del suo rapporto con Maurizia anche con i giudici. Insomma, per lui era lavoro mentre per Maurizia amicizia. Dopo oltre due anni di battaglie legali finalmente la Cassazione dà ragione a Maurizia.

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