Cani strappati dal mercato di Yulin: “Farli tornare alla normalità è una missione difficile” | VIDEO
Sono una cinquantina i cani strappati dal macello della carne cinese del festival di Yulin. Questi animali salvati da Davide Acito e dai volontari di Action Project Animal ora stanno lottando contro il cimurro. Abbiamo conosciuto il suo impegno nel reportage tv di Giulia Innocenzi e Francesca Di Stefano
“Ora dobbiamo combattere contro il cimurro, ma ce la faremo”. È un’estate senza sosta per Davide Acito. Anche quest’anno il volontario con la sua associazione Action Project Animal ha salvato quanti più cani possibili dal festival di Yulin, come potete vedere nel video qui sopra. Ancora una volta raccontiamo su Iene.it il suo impegno che abbiamo conosciuto lo scorso anno, nel reportage tv di Giulia Innocenzi e Francesca Di Stefano sul mercato della carne di cane in Cina (potete vederlo in fondo all’articolo o cliccando qui).
“I cani che abbiamo salvato stanno bene. Non solo hanno iniziato a mangiare e bere da soli, ma addirittura scodinzolano e vogliono giocare”, racconta Davide. Per loro che sono sfuggiti dal mercato cinese, ora c’è un nuovo ostacolo da superare. “Hanno tutti il cimurro, una spina nel fianco per loro e una grande spesa per noi. La vera sfida non è tanto salvare i cani da Yulin, ma poi tenerli in vita con cure e investimenti”, dice il volontario al momento in Italia, ma che non si perde un attimo di quello che succede nel rifugio Island Dog Village nel nord della Cina.
Un cane con il cimurro ha un costo giornaliero di 50 euro: “Abbiamo in quarantena una trentina di cani che hanno bisogno di tre punture al giorno, altrimenti rischiano la morte. Infatti nel nostro rifugio si alternano due veterinari in modo da non lasciarli mai soli”.
La quarantena è la fase più delicata dopo il blitz nei mercati cinesi. Se gli animali superano questo periodo completando il ciclo di cure, poi saranno pronti per il rimpatrio e le adozioni.
“Sentono di essere stati salvati, li vediamo lottare ogni giorno”, racconta Davide. Per queste bestiole anche gli stessi volontari i primi giorni sembravano un pericolo. “Non volevano neppure che li tirassimo fuori dalle gabbie perché questo gesto ricordava loro il trauma del mercato cinese”. Un’azione che a Yulin è quasi un rituale. Gli animali vengono scelti attraverso le gabbie, trascinati fuori, storditi e uccisi, il più delle volte sgozzati. I cani che sono riusciti a sfuggire dal macello, hanno imparato che quell’azione è l’ultima che anticipa di pochi attimi la morte.
Ora per loro uscire dalle gabbie del rifugio Island Dog significa iniziare una nuova vita. “I cani salvati lo scorso anno, oggi sono in vacanza con i loro nuovi padroni che ci mandano le foto dalle spiagge”, dice Davide che entro fine mese tornerà in Cina per portare in Italia gli ultimi 5 animali strappati dal festival 2018. Per quelli salvati due mesi fa bisognerà attendere ancora qualche settimana. “Quelli che oggi sono in quarantena prevediamo di portarli in Germania per ottobre, quando finalmente conosceranno le loro nuove famiglie”.
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