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Yemen: "Riconoscete responsabilità italiane nei crimini di guerra" | VIDEO

Una coalizione di ONG ha annunciato ricorso contro la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Roma perché siano riconosciute le responsabilità italiane nei crimini di guerra commessi in Yemen

L'Italia sarebbe responsabile di crimini di guerra in Yemen, ed è per questo che una coalizione di ONG ha annunciato ricorso contro la richiesta di archiviazione della Procura di Roma sull'azione legale da loro promossa. 

Il caso in specie risale a tre anni fa, e più precisamente all'8 ottobre 2016, quando una famiglia di sei persone è stata uccisa in un attacco aereo dalla coalizione militare guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti a Deir Al-Hajari, nello Yemen nord-occidentale. Tra le persone uccise nel bombardamento una donna incinta e i suoi quattro figli piccoli. Nel luogo dell'attacco sono stati rinvenuti resti di bombe, tra cui un gancio di sospensione prodotto da RWM Italia S.p.A., una controllata del produttore tedesco di armi Rheinmetall AG, che ha sede a Domusnovas, in Sardegna. 

Il Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (ECCHR), con sede in Yemen, Mwatana per i diritti umani e la Rete Italiana per il Disarmo, hanno quindi promosso un'azione legale contro la RWM Italia e contro l'UAMA, l'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, che è l'ente che autorizza l'esportazione di armi dall'Italia. Le ONG chiedono di verificare se l'azienda di armi e i funzionari italiani abbiano favorito con le loro decisioni crimini commessi dalla coalizione a guida saudita e dai loro partner. Se così fosse "devono essere ritenuti responsabili”. I documenti dell'inchiesta mostrano infatti come a novembre 2017 siano state concesse autorizzazioni ad esportazioni di armi verso i membri della coalizione guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, nonostante le documentate gravi violazioni dei diritti umani e della legge internazionale. Secondo le ONG, inoltre, i documenti mostrano come il processo decisionale svolto dall'UAMA non sia stato conforme alla legge, alla Posizione Comune dell'Unione europea sulle esportazioni di armi e al Trattato internazionale sul Commercio di Armi. 

Come vi abbiamo mostrato in diversi servizi, la legge 185 del 1990 parla chiaro: è vietato l'esportazione e il transito di armamenti verso paesi in guerra. E risale a luglio scorso, dopo oltre quattro anni dall'inizio della guerra in Yemen, la decisione del governo di sospendere la vendita di armi all'Arabia saudita e ai suoi alleati. 

Le indagini della Procura sono andate avanti per oltre un anno e mezzo. Il procuratore ha confermato che il gancio di sospensione prodotto da RWM Italia e trovato sulla scena dell'attacco di Deir Al-Hajari potrebbe essere stato esportato nel novembre 2015, epoca in cui organismi delle Nazioni unite, ONG internazionali e organizzazioni yemenite avevano già documentato le ripetute violazioni commesse dalla coalizione guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Secondo le ONG, Il procuratore non ha indagato in maniera sufficiente se le esportazioni da parte di RWM Italia e le relative licenze configurassero o meno una condotta criminale da parte di RWM Italia o UAMA.  

A seguito della sospensione delle esportazioni decisa dal governo, la RWM ha annunciato che 160 lavoratori saranno licenziati entro il 15 novembre, su un totale di 480. Speriamo che gli unici a dover pagare per la nostra corresponsabilità nella guerra in Yemen non siano i lavoratori. 

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