Guerra in Yemen, arrivano altre bombe italiane? | VIDEO
Nel luglio del 2019 il Governo italiano ha sospeso la vendita di bombe d’aereo e missili alla coalizione saudita impegnata in Yemen. Ora, secondo la nuova relazione sull’export trasmessa al Parlamento, sarebbero state autorizzate altre esportazioni per 195 milioni di euro
A luglio scorso, a 4 anni dall'inizio della guerra in Yemen, era arrivata la storica decisione: “il governo italiano sospende la vendita di armi all’Arabia Saudita e ai suoi alleati, nel rispetto della legge 185 del 1990”, una legge che parla chiaro: è vietato l'esportazione e il transito di armamenti (bombe d’aereo e missili) verso paesi in guerra.
È passato meno di un anno da quella storica decisione, eppure dalla relazione annuale inviata al Parlamento risulta che siano state concesse ulteriori autorizzazioni alla vendita per 195 milioni di euro. Lo denunciano Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace, sulla base di quanto emerge dalla “Relazione governativa annuale sull’export di armamenti”, appena trasmessa al Parlamento italiano.
Un’enormità di strumenti di morte, cui si aggiungono spedizioni già effettuate per altri 284 milioni di euro, il tutto sempre destinato alla coalizione militare a guida saudita impegnata in Yemen. Queste ultime consegne, legate ad autorizzazioni precedenti allo stop del luglio scorso, vedono sempre gli stessi paesi destinatari: 96 milioni di euro verso l’Arabia Saudita, 91 milioni verso gli Emirati Arabi Uniti, 82 verso il Kuwait e 12,5 verso il Bahrein.
“Visti i grandi volumi in gioco, in un certo senso inaspettati, chiediamo ora al Governo di chiarire quando tali licenze sono state rilasciate, e per che tipologia di sistemi d’armi”, dice Francesco Vignarca ad Avvenire. Della guerra in Yemen e del ruolo italiano nella vendita delle armi, in questo sanguinoso conflitto ormai dimenticato, noi de Le Iene vi abbiamo parlato più volte.
Vi abbiamo raccontato in particolare della vita dell’ospedale a Mocha, una struttura completamente distrutta dallo sgancio di bombe, che era l’unica a servire la popolazione civile dell’intera regione. Vi abbiamo anche fatto visitare un altro ospedale, a due ore dal fronte, gestito da medici e volontari di Medici Senza Frontiere e abbiamo chiesto di unirvi alla raccolta fondi di MSF che negli ultimi tre anni di guerra ha curato oltre 91.000 feriti, in 12 ospedali, fornendo supporto ad altre 20 strutture locali.
Per raccontarvi del particolare “ruolo italiano” in questa guerra, eravamo partiti dalla tragica vicenda dell’8 ottobre 2016, quando una famiglia di sei persone era stata uccisa in un attacco aereo dalla coalizione militare guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti a Deir Al-Hajari, nello Yemen nord-occidentale.
Tra le persone uccise nel bombardamento c’erano una donna incinta e i suoi quattro figli piccoli. Nel luogo dell'attacco sono stati rinvenuti resti di bombe, tra cui un gancio di sospensione prodotto da RWM Italia S.p.A., una controllata del produttore tedesco di armi Rheinmetall AG, che ha sede a Domusnovas, in Sardegna.
Le indagini della Procura sono andate avanti per oltre un anno e mezzo. Il procuratore ha confermato che il gancio di sospensione prodotto da RWM Italia e trovato sulla scena dell'attacco di Deir Al-Hajari potrebbe essere stato esportato nel novembre 2015, epoca in cui organismi delle Nazioni unite, ONG internazionali e organizzazioni yemenite avevano già documentato le ripetute violazioni commesse dalla coalizione guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Secondo le ONG, Il procuratore non ha indagato in maniera sufficiente se le esportazioni da parte di RWM Italia e le relative licenze configurassero o meno una condotta criminale da parte di RWM Italia o UAMA.
Nel settembre scorso la Rwm di Domusnovas, dopo la sospensione delle licenze di esportazione di armi verso Arabia Saudita ed Emirati, aveva annunciato il taglio dei posti di lavoro, a causa del calo della produzione.
Guarda qui sotto tutti gli articoli e i servizi che abbiamo dedicato alla guerra in Yemen