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Yemen: i minori stuprati dai filo sauditi e le armi italiane sui civili

Amnesty International: quattro minorenni, anche di soli 8 anni, sarebbero stati stuprati anche dalle milizie a guida saudita. Una nuova atrocità nella guerra in Yemen, che vi abbiamo raccontato con Giulia Innocenzi, documentando il possibile coinvolgimento dell’Italia sulle armi sganciate sui civili

“Lui ha iniziato a colpirmi col calcio del fucile e con calci e pugni mi ha spinto contro il muro. Allora ha detto che voleva stuprarmi”. Siamo a Ta’iz, in Yemen, a parlare è un 16enne e l’uomo a cui si riferisce è un miliziano. “Io ho iniziato a piangere e a pregarlo di considerarmi come suo figlio. Si è infuriato ancora di più e ha ripreso a picchiarmi. Poi mi ha preso per il collo, mi ha spinto a terra e mi ha stuprato”.

La testimonianza arriva da Amnesty International che denuncia lo stupro in quella città di minorenni, bambini e bambine anche di soli 8 anni. In tre casi si tratta di stupro, in uno di tentato stupro. Tra gli autori ci sarebbero anche miliziani legati alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita, in guerra da ormai quattro anni con le fazioni yemenite. Una guerra atroce, che vi abbiamo raccontato con Giulia Innocenzi e che vedrebbe coinvolto anche il nostro paese. L’Italia, infatti, nonostante la legge lo vieti, continuerebbe a vendere e a far transitare armamenti destinati alla guerra in Yemen.

In questa atroce guerra, ci sono tanti, troppi bambini colpiti. Colpiti non solo dalle armi, come vi abbiamo mostrato in un video pubblicato sul nostro sito. Ma anche, come denuncia Amnesty International, da terribili violenze sessuali, che “nel contesto di un conflitto armato costituiscono crimini di guerra”, commenta la direttrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International, Heba Morayef.

I miliziani sospettati non sono stati ancora arrestati. “Le autorità yemenite dovranno indagare a fondo per lanciare il segnale che questi crimini non saranno tollerati e per proteggere le famiglie dei minorenni da rappresagli”, ha detto Heba Morayef. “Chi ha posizioni di comando e non ferma queste azioni vili può a sua volta essere considerato responsabile di crimini di guerra”.

In uno dei quattro casi denunciati, l’ospedale, controllato da Islah, si è rifiutato di fornire il referto medico per le indagini. “Il medico mi ha detto che mio figlio non aveva nulla che non andasse e che non avrebbe scritto il referto”, racconta la madre che ha sporto denuncia.

Una guerra che sta distruggendo la popolazione, costretta a vivere in condizioni durissime. L’aumento dei prezzi dei beni alimentari, unito alla mancanza di fonti di reddito, sta costringendo a misure disperate per poter sopravvivere. Nel governatorato di Amran, nel nord del Paese, tante famiglie stremate, rimaste senza cibo e una casa, arrivano al punto di dare in matrimonio figlie anche piccolissime, in un caso anche di tre anni, per poter comprare cibo e salvare il resto della famiglia. È la denuncia lanciata da Oxfam, in occasione della Conferenza dei Paesi donatori sulla crisi che si è svolta a fine febbraio a Ginevra.

Nella nostra ultima inchiesta su questa guerra, vi abbiamo mostrato come mezzi blindati destinati a un paese in guerra transiterebbero per l'Italia in violazione della nostra stessa legge, la 185 del 1990. Ma non è tutto. La Cnn ha scoperto che alcuni di quei mezzi blindati venduti agli Emirati Arabi sono finiti nelle mani dei terroristi di Al Qaeda in Yemen.

Noi de Le Iene ci eravamo già occupati della guerra in Yemen, dimostrando che alcune delle bombe che cadono sulla testa degli yemeniti sono prodotte in italia. Nel febbraio del 2016, quando la guerra in Yemen era già iniziata, vi avevamo mostrato alcuni ordigni inesplosi, ritrovati in Yemen in mezzo alle case colpite. Ordigni che avevano stampigliato il numero 15, che nei codici della Nato identifica l’Italia. Nell’ottobre dello stesso anno vi abbiamo fatto vedere come dei caccia Eurofighter provenienti dall’Inghilterra avevano fatto scalo nell’aeroporto di Bologna prima di proseguire per la loro destinazione finale: l’Arabia Saudita.

Il primo ministro Conte si è espresso sul caso, dicendo che il governo è contrario alla vendita delle armi all'Arabia Saudita che finiscono per colpire i civili in Yemen. E ha aggiunto che occorreva solo formalizzare la decisione. Ma la formalizzazione non è mai avvenuta. Per questo Giulia Innocenzi è andata a chiedere conto al ministro degli Esteri Enzo Moavero, che è colui a cui spetta la decisione finale. Ma il capo della Farnesina si è rifiutato di rispondere. La ministra della Difesa Elisabetta Trenta invece, ai microfoni de Le Iene, ha detto che è "un'indecenza" che il nostro Paese possa essere complice nella carneficina in corso, e che ha mandato una lettera per sollecitare il ministro Moavero a prendere provvedimenti. Ma alla domanda della Iena, che le segnala invece che il sottosegretario agli Esteri Picchi della Lega è intervenuto contro il divieto alla vendita di armi, la ministra ha detto: "Fa parte di un governo". Come dire che dovrà sottostare alla scelta di Conte. 

Il giorno dopo la messa in onda del nostro servizio, la ministra Trenta è intervenuta sulla sua pagina Facebook, chiamando in causa questa volta il Parlamento. “Il monitoraggio e il controllo dell’esportazioni di armi a Paesi esteri – conclude la ministra nel post - deve poter essere affidato con maggior forza alle Camere, nel rispetto della loro centralità”. E richiama la legge 185 del 1990, che all'articolo 6 vieta al nostro Paese "la vendita e il transito di materiali di armamento [...] verso i Paesi in stato di conflitto armato". A oggi quindi la vendita e il transito di armamenti dall'Italia verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti avverrebbe in violazione della nostra stessa legge. Una violazione a cui spetterebbe al ministro degli Esteri Moavero mettere fine.

Guarda qui sotto il servizio di Giulia Innocenzi e tutti i nostri servizi e gli articoli dedicati alla guerra in Yemen.

La guerra in Yemen e le bombe italiane: i nostri articoli e servizi

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