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Vittima di pedofilia nella Chiesa, Diego al Papa: “La sentenza sia pubblica” | VIDEO

Diego Esposito, uscito allo scoperto con il suo vero nome, Arturo Borrelli, lancia un appello a Papa Francesco affinché i contenuti della sentenza su don Silverio Mura non rimangano entro i confini del Vaticano. Borrelli racconta di aver subìto abusi sessuali all’età di 13 anni da parte del sacerdote

Nuovo appello a Papa Francesco di Diego, nome di fantasia utilizzato all’inizio da Arturo Borrelli nel servizio di Pablo Trincia in cui ha raccontato gli abusi sessuali che avrebbe subìto da ragazzino da parte di un prete. Il Vaticano gli ha fatto sapere che la sentenza con tutta la verità su don Silverio Mura non potrà diffonderla. Così tramite Le Iene diffonde il suo nuovo video appello che potete vedere qui sopra.

“Mi hanno detto che il contenuto vogliono farlo sapere di nascosto solo a me e non ai giornalisti”, dice Arturo che il 4 febbraio si è incatenato in Vaticano perché non aveva più notizie del processo a don Silverio Mura. “Questa decisione non mi sembra giusta. La mia è una storia di dominio pubblico di cui si è parlato in tutto il mondo. Perché la sentenza la dobbiamo sapere solo io e il mio avvocato?”.

Giovedì 21, Diego tornerà in Vaticano per protestare. “Chiederò di avere questa sentenza. Veramente non ce la faccio più, in 10 anni mi hanno rovinato la vita”. Così lancia un nuovo appello al Papa. “Chiedo un altro aiuto al Santo Padre: mi faccia un ultimo piacere di avere questa sentenza. Le sentenze devono essere pubbliche, il mondo deve sapere quanto un prete è pedofilo”. La scorsa estate Diego è stato in udienza dal Pontefice. In questa occasione gli ha raccontato i 30 anni di lotta per veder riconosciute dalla Chiesa le violenze subite. “Mi ha detto: ‘Procedi per la tua strada’. Ha preso il fascicolo con tutta la documentazione del mio caso e l’ha consegnato alla sua segreteria prendendosi l’impegno di continuare a indagare”.

Nel nostro servizio, Arturo Borrelli, al tempo ancora sotto il nome di Diego, ha raccontato le violenze sessuali subite “per 3 anni, 2-3 volte alla settimana” e il dramma vissuto. Dopo 25 anni, registrando tutto, aveva incontrato di nuovo don Silverio, che non negava quanto avvenuto ma lo invitava solo a pregare. La Curia di Napoli poi lo aveva fatto sottoporre a una perizia psichiatrica (lui aveva registrato anche quella), che in realtà sembra incolpare lui per il fatto di essere andato a casa del sacerdote. 

Gli abusi di don Silverio non avrebbero segnato la vita solo di Diego, che da allora vive tra psicofarmaci e attacchi d'ansia e di panico. Ci sarebbero altre vittime. Una di queste, Giuseppe (anche in questo caso il nome è di fantasia), l'abbiamo intervistato incappucciato. Almeno altre nove persone sarebbero disposte a testimoniare per quello che, come sosteniamo nel servizio della Iena Pablo Trincia e dell'autore Marco Fubini, potrebbe essere "uno dei più grossi casi per abusi sessuali all'interno della Chiesa italiana". 

Don Silverio, nel frattempo, si era trasferito al Nord, a Montù Beccaria (Pavia), dove, sotto il falso nome di don Saverio Aversano, continuava tranquillamente a fare il catechista. È bastato che andasse in onda il nostro servizio perché il sacerdote facesse perdere di nuovo le sue tracce. Mentre le mamme del paese raccontavano a noi e in una lettera al Papa il loro sconcerto. Perché il catechista dei loro figli era un uomo accusato di pedofilia, che ora dovrà risponderne, trent’anni dopo, anche davanti a un Tribunale della Chiesa, ma il contenuto di questa sentenza rischia di non uscire dai confini del Vaticano. Perché gettare un’ulteriore ombra su questa vicenda che si trascina da così tanto tempo?

Guarda qui in basso il servizio di Pablo Trincia e gli altri articoli e servizi principali che abbiamo dedicato al caso.

Pedofilia nella Chiesa: i servizi e gli articoli su Diego

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