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Omicidio Vannini, processo da rifare. Mamma Marina: “Un primo sorriso” | VIDEO

Parla Marina Conte, la mamma di Marco Vannini, a pochi minuti dalla sentenza di Cassazione per l’omicidio del figlio. La Corte ha stabilito che si dovrà rifare il processo di Appello per tutti i componenti della famiglia Ciontoli. Con Giulio Golia e Francesca Di Stefano abbiamo seguito questa lunga giornata

Marco se la merita giustizia. L’hanno lasciato morire a 20 anni, lui si poteva salvare”. Sono le prime parole di Marina Conte a pochi minuti dalla sentenza di Cassazione. La Corte ha accolto il ricorso della procura generale e ha annullato il giudizio il secondo grado. Il processo d’Appello è quindi da rifare per tutti i componenti della famiglia di Antonio Ciontoli. Nel primo Appello il padre della fidanzata di Marco era stato condannato a 5 anni per omicidio colposo, in primo grado a 14 anni per omicidio volontario (clicca qui per tutta la notizia). Anche noi de Le Iene abbiamo atteso questa sentenza con Giulio Golia e Francesca Di Stefano: vedrete il servizio nella nuova stagione che partirà da giovedì 13 febbraio dalle 21.20 su Italia1.

Sono molto agitata e sto elaborando. Non pensavo potesse andare così, ero sfiduciata”, dice Marina Conte. Queste parole riportano alla mente quelle pronunciate un anno fa con la sentenza che ha ridotto a un terzo la pena per Ciontoli. “Non in mio nome” aveva urlato contro il giudice che l’aveva letta in nome del popolo italiano. “Ero sfiduciata, ma esiste ancora l’Italia per bene. Come era Marco che tutti lo avrebbero voluto come figlio, cugino, amico. Era una persona pulita, non meritava quello che gli hanno fatto”, dice oggi mamma Marina.

Al momento della lettura della sentenza la donna ha atteso in corridoio assieme al marito: “È una cosa che aspettavamo e ha ridato quel sorriso che a Marina mancava da tanto tempo”, ha detto Valerio Vannini. “È vero, mi ha detto: è la prima volta che ti vedo il sorriso come quando c’era Marco”, conferma Marina.

Un pensiero poi è andato a tutte le persone che in queste ore si sono mobilitate davanti alla Cassazione, arrivando stamane da ogni parte d’Italia. “Questo è solo una parte del popolo di Marco. Abbiamo sentito la vicinanza e l’amore di tutta Italia”, hanno aggiunto i Vannini. Marina ha poi ricordato le parole del figlio: “Alla festa per il diciottesimo di Martina ha detto che era felice di essere entrato a far parte della famiglia Ciontoli. Aveva detto: almeno credo che mi vogliano bene. Non meritava quello che gli hanno fatto”. Marina insiste sul fatto che Marco dopo lo sparo poteva essere salvato: “I Ciontoli hanno mentito nonostante due processi hanno dato ragione a loro. Nessuna condanna mi ridarà mio figlio, ma la sentenza di oggi ci ridà la speranza. Marco se fosse qui vi ringrazierebbe tutti per quello che state facendo”.

Un applauso da parte della piazza ha salutato i genitori. La prima sentenza di Appello del 29 gennaio 2019, oltre a condannare Antonio Ciontoli a 5 anni, aveva stabilito pene di tre anni per i due figli di Ciontoli, Martina e Federico, e per la moglie Maria Pezzillo. Il processo di secondo grado è da rifare anche per loro.

In questi mesi abbiamo cercato di ricostruire che cosa sarebbe successo quella maledetta sera del 17 maggio 2015 (clicca qui per lo Speciale). Nella villetta dei Ciontoli a Ladispoli sarebbero stati presenti Antonio Ciontoli, sua moglie Maria Pezzillo, il figlio Federico con la fidanzata Viola Giorgini e l’altra figlia Martina, assieme al fidanzato Marco Vannini. I soccorsi per Marco vengono attivati dai Ciontoli con ritardo giudicato “colpevole” dal tribunale. Perché Antonio Ciontoli parla al 118 di un infortunio di Marco nella vasca “con un pettine”? Perché gli altri componenti della famiglia non intervengono per smentirlo? Quando la pm chiede a Ciontoli perché abbia parlato di un “buchino”, invece che di un foro di un centimetro di diametro, ha detto: “È la prima cosa che mi è venuta in mente, non so perché gliel’ho detta. Non volevo che questa cosa uscisse, volevo pensarci io direttamente dal dottore”. 

Sembra anche strano che i figli e la moglie di Antonio Ciontoli, come hanno raccontato in aula, non si siano resi conto subito che si era trattato di un colpo di arma da fuoco ma abbiano parlato di "un colpo d’aria”. “Io non avevo visto il buco”, ha spiegato il figlio di Antonio Ciontoli, Federico. “Quando sono entrato in bagno mi sembrava una pressione del dito”. Altri due aspetti sembrano non tornare in questa vicenda: gli spostamenti delle pistole di Antonio quella terribile sera, pistole per cui il suo porto d’armi era scaduto da due anni e la testimonianza di una vicina di casa (mai sentita dagli inquirenti) che racconta che quella sera la macchina di Antonio non sarebbe stata parcheggiata al solito posto in cui l’aveva messa negli ultimi 20 anni. 

Abbiamo raccolto anche la versione di Davide Vannicola. Amico del maresciallo Izzo, che ha condotto le prime indagini, Vannicola sostiene che Izzo gli avrebbe confidato di aver parlato con Antonio Ciontoli la sera della morte di Marco Vannini. Izzo gli avrebbe consigliato di prendersi lui tutte le responsabilità per salvare suo figlio Federico (sarebbe stato lui a sparare). A dicembre vi abbiamo mostrato anche le intercettazioni telefoniche mai entrate a processo perché ritenute irrilevanti. Si tratta di conversazioni che potrebbero aiutare a mettere a fuoco tanti dettagli che non tornano.

Ecco qui sotto i principali servizi e gli articoli che abbiamo dedicato all'omicidio di Marco Vannini e l'abbraccio tra Marina Conte e Giulio Golia prima di entrare in tribunale.

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