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Vannini, Viola Giorgini piange in aula. Il giudice: “Versione poco credibile” | VIDEO

Viola Giorgini ripercorre in aula durante l’Appello bis la tragica notte del’omicidio di Marco Vannini, ucciso a vent’anni da un colpo di pistola sparato dal padre della sua fidanzata Antonio Ciontoli. La fidanzata del figlio Federico Ciontoli è l’unica dei presenti quella sera nella villetta di Ladispoli a essere stata assolta

“Quando ho detto ‘ti ho parato un po’ il culo’ non era perché avessi omesso qualcosa. Federico aveva paura che lo accusassero perché aveva lasciato le impronte”. Viola Giorgini in aula ripercorre la tragica notte della morte di Marco Vannini e dà la sua versione sui tanti punti in sospeso delle ore successive all’omicidio del ragazzo, ucciso da un colpo di pistola mentre si trovava nella casa di Antonio Ciontoli, il padre della sua fidanzata Martina. Inizia così la seconda udienza del processo d’Appello bis per la morte del 20enne di Cerveteri dopo l’annullamento del precedente secondo grado stabilito dalla Cassazione nel febbraio scorso. Di questa tragedia e di tutti i suoi misteri e contraddizioni, ci siamo occupati molte volte con molti articoli e con i servizi di Giulio Golia e Francesca De Stefano che ritrovate raccolti in fondo.

Qui sopra potete vedere e sentire anche la mamma di Marco, Marina, all’uscita dall’udienza. La difesa dei Ciontoli ha ottenuto di ammettere la testimonianza di Viola Giorgini, la fidanzata di Federico Ciontoli e l’unica dei presenti quella sera nella villetta di Ladispoli a essere stata assolta. Davanti ai giudici le sue parole si interrompono più volte dai continui pianti. “Questa versione non è molto credibile”, ha detto il presidente della Corte Gianfranco Garofalo.

Giorgini ha ripercorso la tragica sera del 17 maggio 2015: “Non era un colpo forte. Marco quando è arrivata l’ambulanza urlava, io ero fuori. Quando è partito il colpo ero in camera con Federico e ho sentito un tonfo come se fosse caduto un oggetto pesante”, sostiene in aula. “Non ho visto molto in realtà, non sono entrata nel bagno”. 

Pochi minuti prima, in base alla ricostruzione processuale, Antonio Ciontoli aveva sparato un colpo in direzione di Marco che si trovava nella vasca. Un colpo partito per scherzo, come ha detto poi. “Martina era lì, ho sentito la sua voce nel bagno. Si insisteva per entrare e Antonio disse che era solo un grande spavento ma non ho visto bene. Marco era seduto e appoggiato con la schiena vicino alla vasca”, dice Giorgini sostenendo la presenza sia di Antonio che di Martina Ciontoli nel bagno di casa in quel momento. In quei minuti, Antonio Ciontoli racconta ai presenti che si trattava solo di un colpo d’aria. Il ragazzo viene portato nella camera da letto. 

“Lui si tira su dal letto e cerca di tirarsi su anche in piedi. La sua presa di energia faceva pensare che si stesse riprendendo”, continua Viola Giorgini in aula. “Antonio Ciontoli ci ripeteva che era spaventato per un attacco di panico”. In tutto questo arco di tempo, quasi 100 minuti, vengono effettuate due chiamate al 118, una di queste, la prima, viene annullata. “Quello che ricordo di più era il modo in cui era infastidito per tutto quello che aveva intorno”, racconta la ragazza. “In certi momenti sembrava avere più forza del normale”. Le urla di dolore di Marco sono state registrate dal 118. Si sentono in sottofondo alle due chiamate fatte dai Ciontoli. 

Solo al Pit rendo conto si trattava di colpo d’arma da fuoco”, sostiene Viola Giorgini in aula. “Sono stati poi avvisati i genitori di Marco, dicendo loro che era caduto dalle scale, ma non ho sentito questa chiamata. Non so quando è avvenuta la telefonata, ma ho pensato che per non farli preoccupare la Pezzillo (la moglie di Ciontoli, ndr) disse loro così”. 

Marco muore in pronto soccorso; “Poco dopo esce Antonio con un signore che oggi so essere Izzo e si appoggia su un muretto, dicendo di aver rovinato tutto, Antonio chiede di ucciderlo e arrestarlo, bestemmiava e piangeva. Eravamo tutti increduli”. Secondo il racconto di Giorgini, Ciontoli si trovava dunque  a parlare con l’allora comandante della stazione dei carabinieri di Ladispoli Roberto Izzo. 

Nella lunga notte della morte di Marco Vannini, assieme ad Antonio, Federico e Martina Ciontoli, viene sentita in caserma. “Ero molto infastidita venivamo trattati come se fossimo persone cattive e che io stessi mentendo”, dice davanti ai giudici. 

Noi non ci aspettiamo niente da oggi”, avevano detto entrando in aula i genitori di Marco Vannini. Il nostro obiettivo è il 23 settembre, solo in questo momento confidiamo nella giustizia per nostro figlio”. Le prossime udienze si terranno il 16 e il 23 settembre. Il 23 parleranno la procura e la difesa dei Ciontoli. La sentenza è prevista per il 30.

Ecco qui sotto i principali articoli e servizi che abbiamo dedicato al caso dell’omicidio di Marco Vannini.

 

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