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Omicidio Vannini, i Ciontoli sperano nella Cassazione: tutta la famiglia presenta ricorso | VIDEO

La famiglia Ciontoli presenta ricorso in Cassazione per l’omicidio di Marco Vannini, ucciso appena 20enne da un colpo di pistola esploso da Antonio Ciontoli. I loro avvocati hanno chiesto di derubricare il reato di omicidio volontario in favoreggiamento personale per non mandare in carcere la moglie e i figli

Antonio Ciontoli e tutta la sua famiglia presentano ricorso in Cassazione. Gli avvocati ipotizzano l’accusa di favoreggiamento personale per Martina e Federico Ciontoli e la madre Maria Pezzillo. Invece per Antonio Ciontoli chiedono la riforma della sentenza sul presupposto che lui abbia sparato per errore con la conseguenza che la sua colpa sarebbe solo di aver omesso di soccorrere la vittima.

È questo il nuovo tassello nel processo alla famiglia Ciontoli, condannata a settembre per l’omicidio volontario di Marco Vannini. Una vicenda che noi de Le Iene vi abbiamo raccontato con Giulio Golia e Francesca Di Stefano. Il 30 settembre scorso Antonio Ciontoli viene condannato a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale e a 9 anni e 4 mesi la moglie Maria Pezzillo e i due figli Martina e Federico per concorso anomalo in omicidio volontario. È la sentenza del processo d'Appello bis per la morte di Marco Vannini, ucciso a 20 anni nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 da un colpo di pistola sparato dal padre della sua fidanzata Antonio nella villetta dei Ciontoli a Ladispoli.

Con Giulio Golia abbiamo seguito anche tutte le udienze di settembre che si sono concluse con la sentenza dell’Appello bis. “È una grande emozione, finalmente dopo più di 5 anni abbiamo dimostrato quello che era palese dall'inizio", hanno detto i genitori di Marco, Marina e Valerio parlando con Giulio Golia nel servizio che potete vedere qui sopra. "La prima sentenza d'Appello ci ha fatto rivivere il lutto di Marco. La Cassazione ha riacceso la speranza e oggi è diventata legge. Non abbiamo mai cercato vendetta, solo giustizia. Bisogna sempre lottare perché prima o poi arriva". 

Ora con il ricorso dei Ciontoli in Cassazione la vicenda giudiziaria sull’omicidio del giovane Vannini non può ancora avere la parola fine. I legali della difesa in 80 pagine totali chiedono di verificare la questione di legittimità costituzionale dei reati contestati. Secondo loro, la sopravvivenza di Marco Vannini sarebbe convenuta ad Antonio Ciontoli poiché solo così il suo "piano" di celare lo sparo avrebbe veramente funzionato. I giudici della sentenza d’Appello bis avevano invece scritto di una “condotta omissiva successiva all’esplosione del proiettile”. Una conclusione a cui giungono dopo aver ascoltato testimonianze e intercettazioni da cui emergerebbe la paura di Ciontoli di perdere il lavoro come agente segreto ed ex militare dei Servizi segreti della marina. 

Ma anche la famiglia secondo la sentenza ha “aderito all’evento morte con la certezza che così Marco non si sarebbe salvato”. Per gli avvocati della difesa invece non sarebbe così, proprio per le “cure improprie e confuse”, come le hanno definite i giudici che hanno ascoltato anche le intercettazioni del 118 in cui sono stati ricostruiti i 110 minuti da quando il colpo è stato esploso al momento della chiamata ai soccorsi. Gli avvocati di Maria Pezzillo e dei figli Federico e Martina chiedono in un secondo ricorso la derubricazione in ‘favoreggiamento personale’, che data la familiarità con l’imputato principale diventerebbe reato non punibile.

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