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Omicidio Vannini, Ciontoli in tv: “Ho sparato io a Marco, non mio figlio” | VIDEO

Antonio Ciontoli ricostruisce a “Storie italiane” su Rai3 le ultime ore di vita di Marco Vannini. L’ex ufficiale della Marina ha ricostruito quanto sarebbe accaduto nella villetta di Ladispoli la sera del 15 maggio 2015. Per la sua presenza non mancano le polemiche, come quelle sollevate da Federica Sciarelli di “Chi l’ha visto?”. Rimangono soprattutto molte domande senza ancora una risposta come ci hanno raccontato Giulio Golia e Francesca Di Stefano

AGGIORNAMENTO. Nella seconda puntata di Storie Maledette Antonio Ciontoli si è appellato direttamente alla famiglia di Marco Vannini per chiedere perdono: “Siamo persone normali, non meritiamo questo male” (clicca qui per l'articolo)

Sono stato io a sparare, non Federico, che era in camera con Viola”. Antonio Ciontoli ricostruisce le ultime ore di vita di Marco Vannini, e lo fa in tv, ospite di Franca Leosini a “Storie maledette”. Noi de Le Iene ci siamo occupati di chi avesse sparato quella notte: secondo Davide Vannicola sarebbe stato uno dei familiari di Ciontoli e non Antonio, come ha raccontato in esclusiva a Giulio Golia nel servizio de Le Iene che potete vedere qui sopra.

Quel giorno volevo dare una spolverata alle pistole e dopo averle prese le ho riposte nella scarpiera del bagno”, ricostruisce Ciontoli a Rai3. “Di sera mentre andavo a letto mi ero dimenticato delle armi”. Il sottoufficiale della Marina distaccato ai servizi segreti racconta quello che sarebbe successo nel bagno di casa quella sera del 15 maggio 2015. “Ho bussato alla porta, dentro c’erano Martina e Marco. Poi lei è uscita subito”.

In base al suo racconto ci sono dei dettagli da chiarire. Com’è possibile che Ciontoli sia entrato in bagno mentre Marco era nudo nella vasca? “Era come un figlio, con lui avevo rapporti intimi”, dice l’ex sottoufficiale della Marina. “Voleva abbracciare la carriera militare”.

Negli istanti successivi al suo ingresso in bagno sarebbe avvenuto lo sparo. “Marco mi aveva chiesto di vedere una pistola ed è partito il proiettile”, sostiene. Com’è possibile che non si sia accorto del colpo partito? “Nei primi secondi sono rimasto scioccato, pensavo avesse solo un colpo nel braccio. All’inizio non mi ero accorto della gravità, c’era poco sangue e un piccolo buchino”, sostiene Ciontoli.

Per la sua presenza a “Storie maledette” non mancano le polemiche. “Per dovere di chiarezza, dobbiamo dire che noi di Chi l’ha visto? abbiamo sempre chiesto l’intervista ad Antonio Ciontoli”, dice la conduttrice Federica Sciarelli. “A noi, Antonio Ciontoli, l’intervista non l’ha mai concessa. Come si dice, fatevi una domanda e datevi una risposta”. Diversi i tentativi de Le Iene di approcciare Antonio Ciontoli, tutti caduti nel vuoto.

Non tutti i dettagli sembrano tornare su quello che è successo quella notte a casa Ciontoli, come vi abbiamo raccontato nello Speciale di Giulio Golia e Francesca Di Stefano, che potete rivedere qui sotto in tutte le sue parti, compresi i servizi successivi.

A fare luce sulla vicenda potrebbero aiutare le dichiarazioni di Davide Vannicola, amico dell'ex comandante dei carabinieri di Ladispoli Roberto Izzo, che spiega a Le Iene: "Un giorno Izzo mi viene a trovare in negozio e mi dice: 'Amico mio, forse ho fatto una cazzata, che forse a livello di coscienza non si può recuperare perché è morto un ragazzo. E' una cosa che mi porterò dentro tutta la vita'". Poi l'ex comandante gli avrebbe chiesto: "Hai sentito parlare del caso Vannini?", e gli avrebbe confidato questo dettaglio clamoroso, come racconta Vannicola: “Ciontoli aveva chiamato Izzo dicendo 'Hanno fatto un guaio grosso, mi devi aiutare, c'è il ragazzo di mia figlia ferito nella vasca”. "Hanno fatto?", "Sì, gli aveva detto così", conferma Vannicola a Golia. Se la testimonianza venisse confermata, Ciontoli avrebbe spiegato implicitamente di non essere stato lui a sparare, ma uno dei suoi familiari. 

Dopo Le Iene sia Davide Vannicola che Roberto Izzo sono stati ascoltati dalla Procura di Civitavecchia. Il maresciallo Izzo avrebbe risposto alle domande dei magistrati e non si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere.

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