Cannabis light: arriva la stretta del governo?
Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana parla di uso “potenzialmente pericoloso” della marijuana legale. Il mercato è in allarme.
È allarme rosso per i numerosissimi negozi che in Italia vendono la “cannabis light”. Un allarme alimentato in queste ore dalle dichiarazioni del ministro della Famiglia e Disabilità Lorenzo Fontana, che in un’intervista oggi al Resto del Carlino dichiara: “vogliamo verificare che la diffusione dei cosiddetti grow shop sia coerente con la normativa vigente. La norma nata due anni fa ha finito per legittimare la commercializzazione al dettaglio della cannabis light, usata per altri fini. Fini, sottolineo – conclude il ministro – che il Consiglio superiore di sanità non esclude possano essere pericolosi”.
Una dichiarazione che è potenzialmente una bomba, perché potrebbe preannunciare una stretta del governo giallo-verde sulla vendita della cannabis light. E che si va a innescare nella polemica sulla legalizzazione della marijuana, la droga leggera a tutti gli effetti. E' di pochi giorni fa, infatti, la presentazione del disegno di legge dei Cinque stelle per la legalizzazione della cannabis, a firma di Matteo Mantero. A cui ha risposto immediatamente il vicepremier leghista Matteo Salvini: "Non passerà mai, non è nel contratto di governo".
Il ministro Fontana, però, ha fatto riferimento alla cannabis light, che ha un bassissimo principio attivo (il THC, quello responsabile dello “sballo”, per intenderci) mentre possiede un elevato valore di CBD (il cannabinoide che ha invece effetti puramente rilassanti). Quella canapa che, stando alle intenzioni di chi ha iniziato con grande successo di vendite a commercializzarla, non avrebbe alcun effetto psicotropo ma puramente rilassante. Un mercato che negli ultimi due anni è letteralmente esploso.
Sulla questione è intervenuta anche la Cassazione, che solo poche settimane fa si è sostanzialmente espressa in questo modo: sì alla vendita di cannabis light se con THC entro lo 0,2% e se di una delle varietà “cartellinate”, ovvero quelle la cui coltivazione è legalmente registrata e consentita in Europa.
La terza sezione penale della suprema Corte di Cassazione ha ribadito dunque la legittimità della vendita a condizione che fossero rispettati i due princìpi indicati, e che non si entrasse dunque in alcun modo nell’ambito dell’altra canapa (quella dello sballo, quella del THC elevato, e quindi considerata “stupefacente”).
Dal 2 dicembre 2016, dall’entrata in vigore della legge italiana che di cannabis light si occupa (e mentre la California ha inaugurato il 2018 approvando l’uso ricreativo della cannabis) da noi come dicevamo è scoppiata la “cannabis light-mania”.
La “marijuana legale” si sta infatti sempre più diffondendo, con conseguente moltiplicazione (per non dire esplosione) degli shop di cui parla ora il ministro Fontana.
Centinaia di aziende italiane si sono letteralmente buttate nel nuovo business dall’oggi al domani. Una strada alternativa al vecchio fumo illegale, sia perché troppo forte per alcuni consumatori sia per gli ovvi problemi di natura giuridica.
Di cannabis light Le Iene si sono occupate moltissime volte. Vi abbiamo raccontato della liberalizzazione del fumo in Canada, delle critiche del Consiglio superiore di sanità sul fumo light, e ancora della cannabis terapeutica gratis in Lombardia, e del via libera al fumo illegale in California, attraverso il famosissimo reportage con Pupo “strafatto” nella California della liberalizzazione .
Vi avevamo infine raccontato proprio di questo nuovo mercato italiano della cannabis light, attraverso il servizio in cui Matteo Viviani ci mostrava la realtà produttiva dell’azienda EasyJoint messa in piedi da due amici, Luca Marola e Leonardo (una fabbrica che impiega quasi 70 dipendenti e che ha fatturato nell’ultimo anno oltre 1 milione di Euro!).
A settembre scorso era arrivato un primo segnale della volontà del governo di fare maggiore chiarezza in materia, con la circolare del ministero dell’Interno (di cui Le Iene sono entrate in possesso e che potete leggere qui sotto) nella quale si spiega in modo netto che “le infiorescenze della canapa” con tenore superiore allo 0,5% di THC (il principio attivo della cannabis) sono inserite nella nozione di “sostanze stupefacenti”. Droga, insomma.
Una voce autorevole, arrivata anche a parlare della stessa cannabis light, quando si affermava il principio che la commercializzazione della canapa non deve diventare una legalizzazione di fatto della cannabis, anche se con contenuto di THC basso.
E ora, forse il colpo di grazia finale ai sogni dei “fumatori light”: l’intervista del ministro della Famiglia Lorenzo Fontana. Sta forse per tramontare l’era (e il mito) della canapa che non fa male?