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Strage di Erba, Picozzi non risponde a Le Iene e scoppia la polemica su Twitter

Rosa Bazzi racconta a Antonino Monteleone la sua versione sul video girato da Massimo Picozzi della confessione (poi smentita) della strage di Erba: “Lui mi spiegava quello che avevo da dire”. E su Twitter scoppia la polemica

Non solo non ha voluto rispondere a nessuna delle domande di Antonino Monteleone, ma ora Massimo Picozzi è scomparso pure da Twitter. Ieri sera è andato in onda il servizio di Antonino Montelone e Marco Occhipinti dedicato ai video delle “confessioni” (poi smentite) di Rosa Bazzi e diversi utenti hanno segnalato che la pagina Twitter del criminologo che ha effettuato la registrazione del colloquio psichiatrico con Rosa due mesi dopo la strage, era stata cancellata. Non è chiaro quando sia avvenuto l’abbandono di Picozzi da Twitter. Sul sito di Massimo Picozzi viene ancora segnalato il suo profilo Twitter, ma quando si va al collegamento, risulta pagina cancellata. 

Intanto, sempre su Twitter, Gianluigi Nuzzi, il giornalista che settimana scorsa con la trasmissione Quarto Grado si è occupato della strage di Erba, difende lo psichiatra. “L’attacco dell’assassina Rosa Bazzi a Picozzi va preso come disperato tentativo di una ergastolana pluriomicida di far breccia nel muro del carcere, untando a revisione processo. Chi dà megafono fa intrattenimento, informazione è altro. A Massimo stima e l’affetto di sempre”.  

Nuzzi si riferisce a quanto detto da Rosa Bazzi nell’intervista di Antonino Monteleone e Marco Occhipinti che avete visto in onda martedì 30 aprile. “Lui mi faceva le domande e mi spiegava quello che avevo da dire, mi spiegava ‘Rosy, fai questo fai quello, devi dire così devi fare così, quando è il momento ti devi agitare, cioè muovi le braccia così’”, ha raccontato Rosa Bazzi. “Lui aveva spento la telecamera… mi aveva detto come muovere le mani come agitarmi, cioè… tutte queste cose. Questo me l’aveva detto Picozzi”. E la donna lancia una frecciatina a quello che era l’allora consulente della difesa: “È servito sì… ci ha servito l’ergastolo! Grazie signor Picozzi! Ci hai dato lo spintone per rimanere in carcere per tutta la vita”.

Se fosse vero, quello che Rosa Bazzi dice sulla registrazione del colloquio psichiatrico con Massimo Picozzi, avvenuto su incarico del difensore di ufficio di allora Pietro Troiano, sarebbe clamoroso.

Rosa Bazzi è stata condannata in via definitiva all’ergastolo assieme al marito Olindo Romano, per gli omicidi di Raffaella Castagna, del figlio Youssef Marzouk, della madre Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini a Erba (Como) l’11 dicembre 2006.

Il video ha un'importanza fondamentale sugli sviluppi dell’inchiesta perché poi è finito nelle mani dei pm e di una trasmissione tv. Nato come strumento voluto dalla difesa, una volta reso pubblico convinse tutta Italia che Rosa Bazzi fosse colpevole, molto tempo prima delle sentenze. Riguardo ai colloqui, descritti come video-appunti per una perizia psichiatrica che non verrà mai depositata, la detenuta racconta ad Antonino Monteleone particolari difficili da credere, perché se fossero veri consentirebbero di vedere quel video sotto un’altra prospettiva.

Le Iene ricostruiscono un'altra anomalia in questo caso, che si aggiunge alle tante già analizzate in questi mesi. La video confessione di Rosa è stata depositata in procura dalla difesa dell'epoca con la giustificazione che lei raccontava di aver subito uno stupro da parte di Azouz Marzouk, che perse moglie e figlio in quella strage. A quella accusa inventata non ha mai creduto nessuno, men che meno i pubblici ministeri, ma il collegio difensivo di Rosa dell'epoca, formato dall'avvocato Troiano e dallo psichiatra Massimo Picozzi, considerò "attendibili" quelle dichiarazioni, tanto da decidere di depositare il video in Procura. Solo che, stranamente, non fu mai presentata una denuncia querela per quella presunta violenza sessuale.

Se invece al contrario il video doveva servire solo per una perizia psichiatrica dei due, che poi era lo scopo per il quale la difesa aveva deciso di girarli, perché non fu mai depositata alcuna perizia psichiatrica insieme a quel video?

Ma le anomalie non finiscono qui. Buona parte dei contenuti delle “confessioni video” non è mai stato depositato in Procura, ma sarebbe comunque finita nel libro “Vicini da Morire” del giornalista Pino Corrias e pubblicato prima dell’inizio del processo, come denunciano i nuovi avvocati difensori di Rosa e Olindo. 

Siamo andati dal professor Picozzi a chiedere spiegazioni, ma con noi ha fatto scena muta. Perché fare scena muta se si è convinti di aver fatto tutto secondo scienza e coscienza? E ora, fa scena muta anche su Twitter. 

Ecco qui sotto gli ultimi articoli e servizi della nostra inchiesta sull strage di Erba. 

Strage di Erba: i nuovi servizi de Le Iene

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