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Riuscirà la difesa di Rosa e Olindo a far analizzare le prove rimaste fuori dal processo? | LE INTERCETTAZIONI

Gli avvocati di Rosa Bazzi e Olindo Romano, condannati all’ergastolo per la Strage di Erba, chiedono di analizzare reperti e intercettazioni mai entrati nei processi. Il 3 febbraio è attesa la risposta dei giudici. Fino ad allora noi vi proporremo ogni giorno una delle intercettazioni, ritenute irrilevanti dai giudici e che invece sembrano mostrare la coppia molto serena durante le indagini. Prima delle rivelazioni clamorose dei prossimi servizi che andranno in onda con il ritorno in tv de Le Iene

Il 3 febbraio gli avvocati di Rosa Bazzi e Olindo Romano, condannati all’ergastolo per l’omicidio di 4 vicini di casa avvenuto l’11 dicembre 2006 a Erba, si troveranno di nuovo di fronte ai giudici della Corte d’Assise di Como per chiedere ancora una volta l’analisi dei pochi reperti rimasti, sopravvissuti alla misteriosa distruzione, ancora tutta da chiarire, avvenuta per mano del cancelliere dell’Ufficio corpi di reato del Tribunale di Como il 12 luglio 2018.

È dalla fine del 2014 che i legali ne chiedono l’esame, la loro istanza è stata rifiutata due volte dalla Corte d’Assise di Como e tre volte dalla Corte d’Appello di Brescia, nonostante la Cassazione abbia stabilito che la difesa avrebbe potuto fare le analisi così come aveva chiesto fin dall’inizio.

Ora, di nuovo, per la sesta volta chiedono che siano esaminati i reperti superstiti, alcuni dei quali mai toccati; tra gli altri un’impronta palmare sconosciuta ritrovata sulle scale che conducono al pianerottolo della casa della strage, le unghie del piccolo Youssef, ciocche di capelli rinvenute sulla felpa del bambino.

Insieme all’analisi, gli avvocati chiedono anche l’accesso al server della procura della Repubblica per rintracciare alcune intercettazioni che non sono mai riusciti ad ascoltare. Alcune di queste sono state effettuate, così come riportano i verbali, ma non sono state allegate ai fascicoli del processo e quindi non sono mai state a disposizione della difesa. Altre sembrano proprio sparite nel nulla e non si capisce perché manchino, dal momento che dalle carte ufficiali le cimici degli inquirenti risultavano in funzione.

Dei veri e propri buchi, di giorni e giorni, scoperti per la prima volta dal giornalista d'inchiesta Edoardo Montolli, che ne dà conto anche nella versione aggiornata del suo libro "Il grande abbaglio". Di Rosa e Olindo non si trovano le intercettazioni ambientali fatte in casa dal 12 al 16 dicembre 2006, proprio a ridosso della strage avvenuta l’11. Si pensi che uno dei motivi che ha convinto della loro colpevolezza i giudici di primo grado è che i due fossero gli unici abitanti della corte di Erba a non parlare dei fatti; dell’unico testimone superstite, il vicino di casa Mario Frigerio, mancano 38 minuti di intercettazioni mentre si trovava ricoverato in ospedale il 25 dicembre, esattamente nel lasso di tempo in cui riceveva una visita dei carabinieri. Il giorno seguente, per la prima volta, avrebbe detto ai pubblici ministeri che il suo aggressore era Olindo Romano, mentre fino ad allora aveva parlato di un uomo a lui sconosciuto, estraneo a Erba, di carnagione olivastra; sempre di Frigerio mancano le intercettazioni dal 28 dicembre al 3 gennaio, giorni in cui era a colloquio con lo psichiatra per cercare di capire cosa ricordasse della strage, e dal 6 gennaio al 12 gennaio, giorni successivi all’arresto di Rosa e Olindo in cui si sarebbe potuto sentire la sua reazione alla cattura della coppia.

La difesa chiede ai giudici di Como di poter accedere al server per rintracciare e ascoltare tutte le intercettazioni mancanti e colmare i buchi di una vicenda già lacunosa.

Di questo caso ci occuperemo ancora con nuovi servizi e rivelazioni clamorose con il ritorno in onda a febbraio de Le Iene. Nel frattempo, in attesa dell’udienza, a partire da oggi, pubblicheremo un’intercettazione al giorno (la prima la trovate qui sopra). Alcune di queste intercettazioni sono assolutamente inedite. Tutte sono state allegate ma il giudice non le ha volute acquisire agli atti perché non le ha ritenute rilevanti, nonostante il giudice stesso non ne conoscesse il contenuto e nonostante la difesa l’avesse richiesto.

Sono momenti che danno un’idea più precisa del contesto in cui Rosa e Olindo si muovevano, delle loro percezioni, della relazione tenera tra i due e con le persone a loro vicine.

Mai, in nessuna di queste intercettazioni, durante momenti di intimità - in casa, da soli, in auto, al telefono - Rosa e Olindo parlano come se fossero gli autori del delitto. Anzi, più volte, tra di loro e con altri, dicono di essere innocenti, di non avere nulla da temere, di avere piena fiducia in chi indaga e nelle forze dell’ordine.

La prima che vi facciamo ascoltare qui sopra cade nella notte tra il 26 e il 27 dicembre 2006, 16 giorni dopo la strage.

I coniugi passano la serata di Santo Stefano a casa di un’amica, Nanda. Non hanno i telefoni cellulari, perché quando sono insieme non li portano mai. Olindo lo tiene con sé solo durante le ore di lavoro, nel caso Rosa avesse bisogno di lui.

Quando rientrano, sotto la porta di casa trovano i carabinieri, che li invitano a seguirli. Vengono separati e portati a Como, per ripercorrere gli spostamenti della sera del delitto. Ciascuno di loro, da solo e individualmente, mostra il percorso che hanno fatto insieme a piedi nella sera dell’11 dicembre, la passeggiata davanti alle vetrine del centro e poi la cena da McDonald’s.

Anche da separati, il loro racconto coincide.

Poi, i carabinieri li portano in caserma e sempre separatamente prendono loro delle tracce di dna. Mentre passano tutta l’auto di Olindo con il luminol, Rosa aspetta in una stanza, senza sapere dove sia suo marito e cosa stia facendo.

Una volta in auto, diretti verso casa, i due si confrontano su quello che è successo. Olindo si lamenta perché gli hanno fatto fare tardi, lui che la mattina deve andare al lavoro alle 5, Rosa risponde “facciamogli fare il loro lavoro”, “non abbiamo da temere proprio niente”.

Olindo racconta alla moglie che gli hanno offerto caffè e sigaretta e si sofferma sulla bontà del primo e sul fatto che la seconda non gli piacesse perché troppo leggera – però pareva brutto rifiutarla - senza nemmeno rendersi conto che in quel modo gli hanno preso tracce di dna.

Si dicono contenti che Frigerio si sia ripreso perché “è un brav’uomo” e Olindo aggiunge: “Mi hanno detto che per la fine dell’anno riescono a prendere chi è stato, e gli ho detto: bene!”.

Dall’intercettazione, a soli 16 giorni dalla strage, nonostante fossero stati appena sottoposti a un atto di indagine del tutto inaspettato e di una certa invadenza - il trasporto di notte, la separazione, il luminol all’auto, il prelievo di dna - traspare tra di loro un’estrema tranquillità, una fiducia incrollabile nelle forze dell’ordine e un’assoluta incoscienza di quello che sarebbe successo da lì a un paio di settimane.

Ecco qui sotto i servizi principali e lo speciale che abbiamo dedicato finora alla Strage di Erba.

Strage di Erba: i nuovi servizi de Le Iene

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