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Strage di Erba, i pm: “risibili” i dubbi sulla società che si è occupata delle intercettazioni. Monteleone: “Non basta una scrollata di spalle”

Ecco tutte le perplessità sull’azienda che ha preparato i cd con le intercettazioni consegnate per conto della procura alla difesa di Rosa Bazzi e Olindo Romano, condannati all’ergastolo per la strage di Erba. All’epoca questa società era costituita al 20% da una società anonima svizzera, circostanza questa che è vietata dalla legge e che si aggiunge ai numerosi buchi e anomalie da noi riscontrati nelle intercettazioni. Per i pm sembra che questo non sia un problema. Antonino Monteleone: “Un cittadino potrebbe rispondere così a chiunque mettesse in dubbio la legalità di un suo comportamento in un’aula di giustizia?”

“Risibile”. Così i pm della Procura di Como hanno definito, nella memoria per l’udienza del 3 febbraio scorso, l’osservazione della difesa di Rosa e Olindo sulla mancanza di trasparenza della proprietà della società Waylog, che si occupò tra le altre cose di consegnare alla difesa in dei cd le intercettazioni ambientali legate al processo sulla strage di Erba.

Questa memoria della procura è stata presentata di fronte alla Corte d’Assise di Como, chiamata a decidere il 3 febbraio 2020 se concedere o meno alla difesa dei due condannati l’accesso diretto ai server della procura devo sono custodite le intercettazioni originarie e se consentire l’analisi di alcuni reperti mai analizzati prima. Per la sesta volta, la Corte ha respinto questa richiesta della difesa (clicca sul link per sapere tutto sull’ultima decisione dei giudici di Como, sulle richieste della difesa di Rosa e Olindo e sul perché sono state presentate).

“Anche se la Procura di Como definisce ‘risibile’ il fatto che non si riesca a risalire a quali siano tutti i proprietari della società a cui ha affidato delicati incarichi, ci saremmo aspettati una parola in più sul divieto, imposto dalla legge, di intestazione fiduciaria delle società che operano per conto dello Stato”, insiste anche oggi Antonino Monteleone. “Sarebbe una circostanza secondaria se tutto fosse stato fatto a regola d’arte, ma qui ci troviamo di fronte a giorni e giorni di intercettazioni mancanti ed è lecito aspettarsi qualcosa di più di una semplice scrollata di spalle. I pubblici ministeri non erano al corrente della legge in vigore in materia di appalti, forniture e servizi? Ma soprattutto da quando il concetto di ‘risibile’ è diventato una categoria giuridica? È consentito a un cittadino di rispondere così a chiunque mettesse in dubbio la legalità di un suo comportamento in un’aula di giustizia?”.

IL CASO WAYLOG
Ma andiamo con ordine, punto per punto. Nell’ultimo servizio di Antonino Monteleone e Marco Occhipinti che è andato in onda giovedì sera e che potete vedere qui sopra, vi abbiamo raccontato questo nuovo e forse inquietante dettaglio sulle indagini sulla strage di Erba: per tutta una serie di indagini e fornitura di servizi tecnici, la Procura di Como si è servita appunto di una società che a oggi non si sa ancora a chi appartenga. Un vero mistero, oltre che una cosa grave, perché sarebbe vietata dalla legge.

Risulta infatti che l’azienda in questione, che si chiama Waylog, all’epoca dei fatti fosse costituita al 20% (con una quota salita successivamente al 40%) da una società anonima svizzera, di cui cioè nessuno sa chi sia il o i proprietari. Questa circostanza è vietata dalla legge. E questa azienda si è occupata, come detto, di una serie di attività particolarmente importanti, in fase di indagine e durante il processo sulla strage di Erba. Nel nostro servizio abbiamo cercato di capire di più su questa società e su come abbia operato in quel determinato contesto.

I DUBBI SULLE CONDANNE DI ROSA E OLINDO
L’11 dicembre 2006 a Erba sono stati assassinati a colpi di spranga e coltello tre donne e un bambino: Raffaella Castagna e suo figlio di due anni Youssef, la nonna del bambino Paola Galli e la vicina del piano di sopra Valeria Cherubini. Ventisei giudici e tre gradi di giudizio non hanno avuto alcun dubbio: a commettere quella che è stato definito da chi indagava come “la più atroce impresa criminale della storia della Repubblica” sono stati i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, oggi all’ergastolo.

Con Antonino Monteleone e Marco Occhipinti vi abbiamo raccontato tutti i numerosi dubbi sulla loro colpevolezza in numerosi servizi che trovate in fondo a questo articolo e nello Speciale Le Iene, che potete rivedere cliccando su questo link.

A ben guardare infatti i tre pilastri su cui si basa la condanna all’ergastolo per Rosa e Olindo presenterebbero crepe da tutte le parti. Per almeno tre ragioni.

La prima: si è sempre detto che il testimone superstite Frigerio avesse riconosciuto sin da subito il vicino Olindo come l’aggressore. Se però ascoltiamo bene le intercettazioni ambientali in ospedale si scopre che invece il primo ricordo di Frigerio era di “un killer dalla carnagione olivastra, che non era del posto e che non aveva mai visto prima”.  Frigerio poi cambierà ricordo dopo un colloquio con il maresciallo Gallorini nella sua stanza d’ospedale, che per nove volte gli suggerirà il nome di Olindo Romano.

Il secondo punto è questo: c’è solo una prova scientifica che collegherebbe Olindo alla scena del crimine, ovvero la macchia di sangue sul battitacco della sua auto. Una macchia che per ammissione dello stesso carabiniere che la trovò, potrebbe essere frutto di contaminazione ambientale, cioè portata dalle scarpe degli stessi carabinieri che prima di perquisire l'auto fecero il sopralluogo sulla scena del delitto.

Le confessioni di Rosa e Olindo, infine, sono state ritrattate prima del processo e al contrario di come è stato sempre raccontato sono piene di imprecisioni e contraddizioni, nonostante siano state rese avendo le foto della strage davanti agli occhi.

LE INTERCETTAZIONI
C’è poi l’assenza di un gran numero di intercettazioni, in giorni cruciali. Per questo vale la pena di concentrarsi sul “caso Waylog”. In primo luogo resta il fatto che la legge vieta appunto che a occuparsi delle intercettazioni sia una società partecipata da una fiduciaria estera di cui non si conosce nemmeno il proprietario. E una violazione della legge resterebbe intatta, e non una questione “risibile”, anche se la società è partecipata solo al 20%. Tanto più per la delicatezza di indagini su una strage come quella di Erba

Non solo, qui sembrerebbe che non tutto sia stato fatto comunque “a regola d’arte” visto, appunto, che “ci troviamo di fronte a giorni e giorni di intercettazioni mancanti ed è lecito aspettarsi qualcosa di più di una semplice scrollata di spalle”.

Questi “buchi” nelle intercettazioni, di giorni e giorni, sono stati scoperti per la prima volta dal giornalista d'inchiesta Edoardo Montolli, che ne dà conto anche nella versione aggiornata del suo libro "Il grande abbaglio". Di Rosa e Olindo non si trovano le intercettazioni ambientali fatte in casa dal 12 al 16 dicembre 2006, proprio a ridosso della strage avvenuta l’11. Si pensi che uno dei motivi che ha convinto della loro colpevolezza i giudici di primo grado è che i due fossero gli unici abitanti della corte di Erba a non parlare dei fatti. 

Dell’unico testimone superstite, il vicino di casa Mario Frigerio, mancano 38 minuti di intercettazioni mentre si trovava ricoverato in ospedale il 25 dicembre, esattamente nel lasso di tempo in cui riceveva una visita dei carabinieri. Il giorno seguente, per la prima volta, avrebbe detto ai pubblici ministeri che il suo aggressore era Olindo Romano, mentre fino ad allora aveva parlato di un uomo a lui sconosciuto, estraneo a Erba, di carnagione olivastra. Sempre di Frigerio mancano le intercettazioni dal 28 dicembre al 3 gennaio, giorni in cui era a colloquio con lo psichiatra per cercare di capire cosa ricordasse della strage, e dal 6 gennaio al 12 gennaio, giorni successivi all’arresto di Rosa e Olindo in cui si sarebbe potuto sentire la sua reazione alla cattura della coppia. Mancano anche giorni e giorni di intercettazioni telefoniche nei confronti di Pietro Castagna, fratello della defunta Raffaella, circostanza che non trova alcuna spiegazione plausibile. Stessa cosa pare per le decine e decine di intercettazioni per le quali sono stati ritrovati i brogliacci senza che però si ritrovino i corrispondenti file audio.

Come potete ben capire, dunque, il nodo delle intercettazioni è cruciale per comprendere fino in fondo questa storia. La difesa di Rosa e Olindo aveva chiesto l’accesso al server della Procura, da cui la Waylog ha estratto i cd consegnati agli avvocati, per verificare se all’interno si possono ritrovare ancora le intercettazioni mancanti. Questo accesso è stato negato però nuovamente dai giudici di Como. Perché?

LE NOSTRE DOMANDE
Alla fine del nostro servizio ci siamo rivolti così alla procura di Como: come spiegate tutte le anomalie che sono presenti nelle intercettazioni che riguardano il testimone Mario Frigerio, gli indagati Olindo Romano e Rosa Bazzi e Pietro Castagna, fratello della vittima Raffaella Castagna?

Se tutto è a regola d’arte, perché vi opponete al fatto che la difesa possa accedere direttamente al server in procura per vedere se si trova tutto ciò che manca sui dischetti che gli avete fornito per preparare la difesa di Rosa e Olindo? E infine perché coinvolgere nelle attività di indagine una società di cui non possiamo sapere esattamente che ci sia dietro, cosa che è vietata dalla legge?

L'affidamento a quella società posseduta in parte da una fiduciaria anonima era autorizzato? Il divieto previsto dalla legge ha una spiegazione semplice: è proprio per evitare che le indagini possano essere inquinate o non essere più al di sopra di ogni sospetto. Questo perché dietro una fiduciaria anonima ci può essere potenzialmente chiunque. Per assurdo, anche qualcuno che ha avuto guai con la giustizia, qualcuno che in passato ha avuto dei problemi con chi è indagato, oppure sempre per assurdo ci potrebbe essere qualcuno che è legato alle vittime del delitto, o a chi è indagato o anche chi indaga.

Ci appelliamo dunque anche allo stesso ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che sicuramente ha a cuore la trasparenza del sistema giustizia, ma anche i diritti di ogni detenuto: ministro Bonafede, perché una Procura si è avvalsa di una società che non sappiamo di chi è, anche se vietato dalla legge? È possibile scoprire chi ci sta dietro a quella società? E che fine hanno fatto e cosa c’è su tutte quelle intercettazioni che ancora, nonostante l’ispezione del suo ministero, non si trovano?

Nella memoria di cui vi abbiamo parlato all’inizio di questo articolo, i pm scrivono: “Appare francamente risibile la sottolineatura contenuta nella memoria difensiva in merito a una presunta possibile poca limpidezza della società Waylog srl per il fatto di avere la stessa una partecipazione societaria di una società di diritto svizzero, partecipazione che in realtà all’epoca del processo e delle indagini era nella misura del 20% del capitale (sin dal 27.06.2000) poi incrementata al 40% il 13.03.2012 per l’uscita di un socio le cui quote sono state rilevate. L’argomento, oltre che essere del tutto irrilevante ai fini della valutazione dal punto di vista probatorio (non si comprende davvero la funzione di tale argomentazione se non quella di creare delle suggestioni) appare confuso e volutamente offerto a corollario delle censure alle interruzioni avvertire all’ascolto dei nastri. Quasi a voler insinuare il dubbio di manipolazioni volontarie, della presenza di soci occulti in qualche modo interessati all’esito del processo, e quindi la possibilità di novità clamorose. Evidentemente la circostanza di aver avuto ‘tra le mani’ tutte le intercettazioni in forma integrale sin dai tempi dell’udienza preliminare, nella quale le difese chiesero addirittura la produzione di tutto il fascicolo del pubblico ministero al giudice del dibattimento, non è stata sfruttata - in oltre dieci anni - adeguatamente”.

A nostro modesto avviso neanche la memoria dei pubblici ministeri risponde ai dubbi sollevati dalla difesa adeguatamente. Anche al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede il rispetto della legge da parte di una procura della repubblica pare una questione “risibile”?
 
Ecco qui sotto tutti i servizi, gli articoli e lo Speciale che abbiamo dedicato alla Strage di Erba.

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