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News | di Alessandra Carati |

Daniele Nardi e la sfida impossibile al Mummery: “E ora si balla” | FOTO

Quarto appuntamento con il diario e le foto esclusivi che lo scalatore ci manda dal Pakistan, dal Nanga Parbat, a 8.126 metri. Che lui vuole raggiungere passando da una via da cui finora nessuno è tornato: il Mummery, uno sperone di ghiaccio di mille metri

Stamattina al campo base le tende erano sommerse dalla neve. Come da previsioni, in tre giorni, ne è scesa almeno un metro e mezzo.

Daniele Nardi e il Mummery, sotto la neve: foto

 
Foto di Rahmat Ullah Baig.
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Daniele Nardi e il Mummery, sotto la neve: foto

 
Foto di Rahmat Ullah Baig.
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A parte la fatica di doverla spalare tutta, c’è la seria preoccupazione che i campi deposito e i campi uno, due e tre siano stati danneggiati, distrutti dalla neve o dal vento:

“La prima cosa che vorrei fare è tornare sulla montagna il più velocemente possibile per vedere come sono messi i campi e vedere se abbiamo perso il materiale”, dice Daniele Nardi dal satellitare.

E invece devono aspettare. La neve scesa è soffice, poco bagnata, genera molto volume e di sicuro dovrà scaricarsi dalla montagna. Perciò è meglio restare fermi qualche giorno in più, per evitare di essere travolti da valanghe e slavine.

“È diverso quando stiamo al campo base per recuperare le energie oppure quando siamo bloccati dal brutto tempo, come sta capitando in questi giorni”.

Mi spiega che una delle cose da combattere è la letargia, la tentazione di stare sempre in tenda dentro il sacco a pelo. Il corpo si consuma e perde tonicità, quindi bisogna inventarsi dei giochi, cose da fare per tenersi sempre in movimento. Ieri ha coinvolto tutti i membri della spedizione, compresi i poliziotti, il cuoco e portatori, in un misto di palla a mano e basket, in cui il canestro era la bacinella dei panni sporchi.

Daniele Nardi e il Mummery, pausa prima della scalata: foto

 
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La strategia per i prossimi giorni è semplice, formeranno due squadre tecniche di scalata: Daniele e Tom, Karim e Rahmat. Le squadre si alterneranno nel lavoro sulla montagna.

Per prima cosa dovranno ribattere la traccia fino ai campi alti, una delle fatiche più grandi. Sarà necessario trovare il momento giusto per partire, osservando la neve accumulata e cercando di capire se si è scaricata a sufficienza.

Daniele si chiede come troveranno campo 3: “So che la tenda sarà sommersa, speriamo che non si sia rotta, dentro c’è tantissimo materiale tra cui la mia tuta in piuma”.

Dovranno liberare e recuperare tutto il materiale, provare a ricavare una spianata diversa dove spostare almeno una delle due tende: “Campo 3 non è sicuro, nessuno ci vuole dormire”, dice, anche se sa benissimo che fare tutto quel lavoro in quota, a temperature che possono andare fino a meno 40, costerà a tutti parecchie energie.

Da campo 3 lui e Tom torneranno sullo sperone, allo zaino-deposito che hanno lasciato agganciato a una roccia a 6.200 metri, e da lì saliranno ancora 200 metri per trovare un posto dove passare la notte, sul Mummery.

Ci servono due notti ad almeno 6.500 per completare l’acclimatazione ed essere pronti a fare un tentativo di vetta. Il massimo sarebbe dormire un poco oltre i 7.000, ma sullo sperone è impossibile”.

E qui Daniele si accende, perché arriva il momento più delicato della salita: “Con Elizabeth Revol siamo arrivati fino a 6.450 metri, quindi fin lì so cosa mi aspetta. Ma da quel punto in poi è l’ignoto, l’avventura vera”.

Proprio allora dovranno trovare la via di accesso al plateau finale e per farlo sarà necessario decidere se passare a sinistra o a destra dello sperone. Sarà un momento cruciale, che può cambiare il destino di ogni cosa.

Le previsioni danno tempo stabile fino al 29 gennaio, Daniele è carico: “Dal 25 al 29 si balla”, dice con un sorriso nella voce.

Ecco qui sotto tutti gli articoli e i servizi che abbiamo dedicato fino a questa storia.

Daniele Nardi: la sfida al Nanga Parbat e le tragica scomparsa

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