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Un ospedale da sogno in Italia, dove il tumore si cura con la stampante 3d | VIDEO

Non ci sono solo gli ospedali da incubo, Gaetano Pecoraro ci racconta quelli da sogno partendo dal Rizzoli, un’eccellenza della sanità italiana. Qui i danni dei tumori si curano impiantando protesti realizzate con stampante 3d. È l’intuizione di Alessandro Gasbarrini, direttore di Chirurgia vertebrale, che seguiamo in sala operatoria

Nel nostro paese un italiano su tre si lamenta della sanità: formiche sui pazienti, strutture fatiscenti, disagi a ogni visita e l’ombra della ’ndrangheta dietro agli appalti. Sono solo alcuni dei problemi che abbiamo conosciuto nell’inchiesta di Gaetano Pecoraro sugli ospedali da incubo, che vi riproponiamo in fondo all’articolo. Questa volta con la Iena ci occupiamo di un’altra Italia nella sanità, quella all’avanguardia che spesso non viene raccontata. Quella in cui i danni di un tumore si curano con la stampante 3d con il rivoluzionario sistema dell’ospedale Rizzoli di Bologna, dove opera Alessandro Gasbarrini, direttore di Chirurgia vertebrale.

È l’Italia che offre cure eccezionali a 8 milioni di pazienti con oltre 100mila medici e 253mila infermieri che ogni anno fanno 2 milioni di interventi. Un sistema nazionale pubblico che investe miliardi per curare gratuitamente i cittadini.

Con Gaetano Pecoraro assistiamo a un’operazione fatta da un chirurgo di fama internazionale. Siamo al Rizzoli di Bologna, un’eccellenza dell’ortopedia dove non si curano solo gambe rotte, qui si combatte anche il tumore. “Entriamo in una sala operatoria che si occupa di oncologia vertebrale”, spiega Alessandro Gasbarrini, direttore di Chirurgia. Quando un tumore attacca le ossa della colonna vertebrale, lui rimuove le costole e le vertebre che si sono ammalate. Prima le studia e crea una protesi con una stampante 3D che poi inserisce tramite una delicata operazione. Gasbarrini detiene il primato mondiale per vertebre e costole sostituite. Ha fatto 22 operazioni di questo tipo: noi assistiamo a una di queste a un malato con una forma di tumore molto aggressivo. “Cresce in maniera autonoma da molti anni e frattura le vertebre. Non ha la possibilità neppur di stare a sedere”, spiega il chirurgo. Il paziente ha una protesi di metallo nella zona colpita dal tumore con l’operazione inseriranno una nuova in carbonio. “Così i radioterapisti con i raggi esterni distruggeranno il tumore”.

Se sulla luna costruiscono i pezzi in 3D per gli astronauti, perché sulla Terra non si può fare altrettanto per chi ha un tumore? Da questa intuizione Gasbarrini ha iniziato a lavorare con i suoi ingegneri. Un intervento del genere è costosissimo e il servizio sanitario nazionale lo offre gratuitamente ai pazienti.

Inizia l’operazione: cinque lunghissime ore in cui 13 persone hanno tutte il loro compito. Si inizia staccando letteralmente i muscoli dalla colonna vertebrale. Poi utilizzando pinze, cacciaviti e perfino uno scalpello si stacca una barra in metallo che è stata coperta da un osso: il tumore è sempre più vicino. “Eccolo, si riconosce perché ha una consistenza gelatinosa”, dice Gasbarrini. I medici lo tolgono con un attrezzo simile a un cucchiaino. Ma scoprono che quel tumore ha fatto danni inaspettati: “Ha rotto una membrana che ha iniziato a consumare da cui esce del liquor”. È una sostanza in cui il midollo osseo galleggia. Se il corpo ne perde troppo, il paziente rischia gravi danni cerebrali. I medici si muovono veloci e sicuri, ma si percepisce la tensione in sala operatoria.

“Pensavamo di averlo tolto tutto invece c’era traccia nella vertebra sotto”, spiega il chirurgo. Il tumore è stato tutto asportato, ora è il momento di impiantare la nuova protesi. L’operazione è finita. Per il paziente inizia la terapia intensiva e se tutto andrà bene sarà in piedi dopo tre giorni. Passata la tensione della sala operatoria, Gasbarrini ci confida il suo prossimo obiettivo: “Vorrei ridare il dono di camminare a chi non lo può più fare. Vorrei risolvere la paraplegia”. 

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