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Coronavirus: “Lavoro nell'azienda dell'infetto e nessuno mi contatta per il tampone”

Paolo è operaio nell'azienda dove lavorava il primo paziente che ha contratto il coronavirus in Italia. Ma nessuno l’ha contattato per fare il tampone, e lui teme per il figlio di tre mesi

“Salve, io sono di Codogno... e lavoro in azienda... che si trova a Casalpusterlengo. Non sono ancora riuscito a parlare con qualcuno per sapere se devo fare un tampone o no, per vedere se ho qualcosa...”. Riceviamo questo messaggio un’ora fa, e ci mettiamo subito in contatto con Paolo (nome di fantasia), operaio dell'azienda dove lavorava il primo paziente che ha contratto il coronavirus in Italia. Risultano contagiati anche la moglie, incinta al settimo mese, un amico, figlio del titolare di un bar, e tre clienti di quel bar. 

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“Ieri mattina ho visto al telegiornale che era stato contagiato un lavoratore della mia azienda, e che avevano fatto il tampone a 120 dipendenti. Ma io non ero di turno e sono fra i lavoratori dell’agenzia del lavoro, e non mi ha chiamato nessuno”. Sarebbero più di 500 i lavoratori che gravitano intorno all'azienda. Così Paolo chiama l’agenzia del lavoro. “Ma non hanno saputo dirmi se dovevo fare o meno il tampone. Mi hanno detto che non sapevano cosa dovevano fare, perché loro non erano preparati. Non mi hanno saputo dire se mi sarei dovuto presentare al lavoro e neanche se eventualmente le giornate a casa mi sarebbero state pagate”.

Ma la preoccupazione più grande di Paolo è un’altra: “Ho a casa un bambino piccolo che ha appena fatto il vaccino e gli è venuta la febbre. Come faccio a sapere se è normale febbre post vaccino oppure se l’ha presa da me?”. Così va alla stazione dei carabinieri per chiedere informazioni. “Mi hanno detto di chiamare il 1500. È quello che ho fatto, ma non mi ha mai risposto nessuno. È dalle 8 del mattino che sono attaccato al telefono”. Il 1500 è il numero attivato dal ministro Speranza per rispondere alle domande dei cittadini sul coronavirus, a disposizione h24 dalla sala operativa del ministero della Salute. Così proviamo a chiamare anche noi. Diverse volte ci dà occupato, mentre una volta ascoltiamo un messaggio registrato: “A causa dell’elevato numero di chiamate pervenute, si informa che tutte le linee sono occupate”. Così Paolo ieri sera prova a chiamare il 112. “Mi hanno detto che mi avrebbero richiamato, ma non mi ha richiamato nessuno. Ho provato a richiamare oggi ma sono rimasto in attesa per quattro o cinque minuti, e non mi ha risposto nessuno”.

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Ha paura della possibilità del contagio in azienda. “Non so se lo conoscevo o meno, lui lavorava in un altro settore. Ma sicuramente frequentavamo gli stessi spazi comuni: la mensa, le macchinette del caffè...”. Ieri l’agenzia del lavoro l’ha richiamato per dirgli che oggi e domani sarebbe dovuto restare a casa. Altre direttive non ne ha avute. E sta ancora aspettando risposte su come comportarsi. Se avete segnalazioni scriveteci a redazioneiene@mediaset.it.

 

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