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News | di Alessandro Barcella |

Coronavirus: allarme incubazione e superfici contagiate: risponde l'infettivologo

Due nuovi studi sul coronavirus sostengono che l’epidemia che ha ucciso oltre 900 persone potrebbe avere un’incubazione fino a 24 giorni e che il virus potrebbe mantenersi attivo su alcune superfici anche fino a 9 giorni. Iene.it ha sentito l’infettivologo Matteo Bassetti, che tranquillizza ma non smentisce

Il nuovo coronavirus cinese può restare attivo anche sulla superficie di alcuni oggetti, fino a 9 giorni? L’incubazione del virus non è quella che si credeva fino a oggi, di massimo 14 giorni, ma può arrivare anche a 24?

Sono le ultimissime due voci che circolano sul virus nato a Wuhan, nella regione cinese dell’Hubei, e che finora ha ucciso oltre 900 persone, registrando almeno 40.500 casi in tutto il mondo (il 95% dei quali proprio nell’Hubei).

Voci estremamente allarmanti, che potrebbero gettare nel panico, ancora di più di quanto non stia già accadendo, il mondo intero.

La prima voce arriva dalla Germania, dove i ricercatori della University Medicine Greifswald, con uno studio pubblicato sul Journal of Hospital Infection, sostengono che coronavirus umani e animali potrebbero rimanere attivi (e dunque infettare) anche se presenti su metallo, vetro o plastica, fino a un massimo di nove giorni. Un rischio che però, spiegano, può facilmente essere annullato in caso di adeguata pulizia con “agenti biocidi” , cioè i prodotti usati normalmente per la disinfezione chimica nelle strutture sanitarie.

Un allarme a cui si aggiunge quello avanzato dall’epidemiologo cinese Zhong Nanshan, che si occupò dell'epidemia di Sars del 2003. "L'incubazione potrebbe essere zero giorni o arrivare fino a 24, dieci giorni in più di quanto si credesse in precedenza", ha scritto il medico in un articolo, che sta ovviamente facendo il giro del mondo.

Panico e notizie infondate potrebbero fare più danni dello stesso virus e allora Iene.it ha deciso di sentire il professor Matteo Bassetti, Direttore della clinica malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e presidente della Società italiana di terapia anti-infettiva (e che avevamo già sentito sulle vere emergenze sanitarie in Italia).

La sua risposta, rispetto ai due nuovi allarmi, è confortante, ma il Professor Bassetti non si sente di smentire queste due notizie: “Queste due voci al momento non si possono smentire in maniera assoluta, perché comunque arrivano dal mondo della scienza. I dati pubblicati relativamente ai pazienti di Wuhan parlavano di un periodo di incubazione che andava dai due agli undici giorni, anche se qualcuno già profetizzava che si potesse arrivare ai 14-15, che è quello che in sostanza si è considerato in questa prima fase. Ora esce questo articolo, che sembrerebbe dire che il periodo di incubazione possa arrivare fino a 24 giorni. Bisogna verificare bene da dove arrivino questi studi, arrivati in poco tempo, e se saranno confermati da altre fonti. È chiaro che se 14 giorni non sono sufficienti per mettere in quarantena le persone, questo mette tutti un po’ in imbarazzo, anche rispetto a quelle che sono state le scelte prese finora nei protocolli internazionali.  Per quanto invece riguarda la questione delle superfici, il dato pubblicato sul Journal of Hospital Infection dice che queste potrebbero restare infettate fino a 9 giorni. Abbiamo però due aspetti positivi: che con candeggina, acqua ossigenata, alcool, il virus muore in meno di un minuto e che il lavaggio delle mani resta la migliore o una delle misure migliori per prevenire anche l’infezione da coronavirus”.

Iene.it continua a seguire in tempo reale l'evolversi dell'emergenza coronavirus.

Nella prima puntata della nostra inchiesta abbiamo raccolto la testimonianza da Pechino di Nicoletta e Francesca, mamma e figlia trevigiane che da 20 anni vivono nella capitale cinese.“La zona di Sanlitun, il distretto dei ristoranti di lusso, degli uffici e della vita notturna, è incredibilmente deserta. I marciapiedi e i lunghi viali di solito trafficatissimi sono vuoti: la città è spettrale. Le pochissime persone che si incrociano per strada indossano tutte le mascherine di protezione. Le farmacie di Pechino e i negozi hanno terminato le scorte di disinfettanti”, racconta mamma Nicoletta.

Nella seconda puntata della nostra inchiesta, abbiamo mostrato gli incredibili dati di un rapporto, l'indice di sicurezza sanitaria globale 2019, che risponde a questa delicatissima domanda: l'Italia è davvero in grado di affrontare l'epidemia da coronavirus? E quello che emerge dal rapporto è sconsolante : il nostro punteggio complessivo è di 56,2 punti e ci colloca diciottesimi in Europa (su 28 membri) e 31esimi nel mondo (su un totale di 195 paesi monitorati) . 

Nella terza puntata abbiamo appunto mostrato l'appello di Paolo, uno degli italiani bloccati a Wuhan, la cui situazione è appena sbloccata con il ritorno in patria (ritorno che vi abbiamo mostrato poi in questo altro video). Paolo ci aveva poi mandato altre immagini per raccontarci la quarantena alla Cecchignola di Roma. 

Nella quarta puntata abbiamo raccontato tutte le notizie false e le assurdità che stanno circolando in rete in questo momento di grande panico per la diffusione del coronavirus: dalla polizia di Wuhan che "spara a chi tenta di scappare" a Bill Gates, fino alle “montagne di cadaveri nascoste negli ospedali cinesi” e all'esperimento “sfuggito di mano”. Tra tutte queste teorie complottiste è anche comparso un audio delirante su WhatsApp. 

Dopo avervi raccontato dell’allarme hacker lanciato da una società specializzata nella sicurezza informatica, abbiamo poi raccolto l’appello della Caritas di Hong Kong, “Ci servono le mascherine, vi prego, aiutateci a combattere il coronavirus!”. La situazione nella metropoli cinese è drammatica: mascherine introvabili nelle farmacie, rubate, vendute al mercato nero, dove chi specula triplica i prezzi. Mentre tantissime persone prive di mascherina sono costrette a rimanere chiuse in casa.

A parlarci della situazione è Cherry Lee Tai Ying, membro della Caritas Youth and Community di Hong Kong.

Iene.it rivolge un appello a chi ci segue: aiutiamo i cittadini di Hong Kong a dotarsi delle necessarie mascherine per evitare il contagio dal coronavirus?  

Come fare? Acquistando le mascherine modello EN14683, dotati di livello ASTM 2 o 3 e spedendole poi a questo indirizzo:

Caritas Jockey club Integrated Service for Young People Tuen Mun

1/F, Siu Hei Shopping Centre,

Siu Hei Court, Tuen Mun,

N.T., Hong Kong

Il risk manager Vincenzo Puro dell’Istituto nazionale per le Malattie Infettive "L. Spallanzani" (quello dove sono ricoverati i due primi casi di contagio da coronavirus in Italia, due turisti cinesi che oggi si sono aggravati) ci ha confermato l’efficacia di queste mascherine: “Questo modello di dispositivi è in grado di proteggere le persone, è una ‘barriera’ sia per la persona contagiata che per quella a rischio di contagio. Bisogna inoltre cambiare la mascherina ogni 8 ore. Nei posti con altissimi livelli di umidità va cambiata più spesso”.

Abbiamo infine raccontato il ritorno a casa di Andrea Rinaldi, un ragazzo siciliano che viveva a Shanghai da nove anni e che ha documentato per iene.it il suo viaggio dalla metropoli cinese a Catania, un viaggio tra paura di amici e parenti e nessun controllo negli aeroporti. E poi il suo sfogo: “Non sono malato, ma sono costretto a nascondermi”. 

 

Ecco qui sotto tutti gli articoli e i video che abbiamo pubblicato sull'emergenza coronavirus cinese

 

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