Coronavirus, “in Abruzzo medici senza protezioni ma non mollano”
Dall'Abruzzo ci arriva una testimonianza che se confermata ci farebbe capire come in alcune zone d'Italia non siamo ancora pronti ad affrontare l'emergenza coronavirus. “Mio papà è medico, ha più di 60 anni e un problema di salute cronico. Non ha ricevuto il materiale di base necessario per proteggersi ma continua a lottare contro la malattia”, sostiene a Iene.it il nostro testimone
“Mio papà è medico, ha più di 60 anni e un problema di salute cronico. Non ha ricevuto il materiale di base necessario per proteggersi dal coronavirus ma continua a lottare contro la malattia”. Questa storia ci arriva dall’Abruzzo, che come tutte le regioni d’Italia è ormai colpita dal'emergenza: solo questa notte altre 6 persone sono risultate positive al Covid-19, portando a 39 il numero totale dei contagiati.
“Non è ancora arrivata l’attrezzatura di protezione, nemmeno quella di base”, ci racconta il nostro testimone, che vuole rimanere anonimo per proteggere lo sforzo del padre. “Gli operatori del 118 li hanno, ma tutti gli altri no: medici di base, guardia medica, dottori delle strutture pubbliche lavorano con le mascherine usa e getta, un po’ arrangiate”. Non dunque quelle con le massime protezioni: “Purtroppo non è ancora arrivato niente”.
“Mio padre lavora in una struttura pubblica dove potrebbe entrare in contatto con potenziali malati tutti i giorni. In pratica è un kamikaze, ma lui non vuole sottrarsi al proprio dovere ma lavorare in quelle condizioni a più di 60 anni è pericoloso”. Quest’uomo però non si ferma: è uno dei molti eroi della sanità italiana che continua a lottare per proteggere il nostro Paese dal coronavirus. “Lavorano ogni giorni, lui e gli altri medici, in queste condizioni. La situazione è allarmante”.
Eppure nonostante tutto lui non molla: “Ha anche un problema di salute cronico, purtroppo se fosse contagiato sarebbe tra le categorie più a rischio”. A fianco al grande coraggio che queste donne e questi uomini mostrano ogni giorno, c’è anche la normale e umana paura: “C’è paura ma cercano di restare tranquilli, di non agitarsi. Ma almeno che si mettano queste persone in condizione di lavorare con un minimo di sicurezza, per quanto possibile”.
La situazione nel nostro Paese, intanto, continua a peggiorare: sono più di 9mila le persone contagiate dal coronavirus, di cui 463 sono morte. Ieri il premier Conte ha annunciato misure restrittive in tutta Italia, che si è trasformata in un’unica zona rossa (leggi qui l'articolo). E il panico per il coronavirus non risparmia nessuno, nemmeno i carcerati che ieri hanno inscenato rivolte e persino evasioni in molte carceri del Paese.
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